Anna, 27 anni, ci racconta il suo Servizio Civile
February 4, 2022

Mi chiamo Anna, ho 27 anni e da nove mesi sono volontaria in Servizio Civile presso l’associazione Amici della Mongolfiera di Pavia. Conoscevo da tempo l’opportunità del Servizio Civile, e fin da quando ero alle scuole superiori pensavo che mi sarebbe piaciuto dedicare un anno della mia vita al servizio della comunità.

Quando, nel febbraio del 2021, mi sono laureata in Scienze Politiche, oltre a questo desiderio c’erano anche un bel po’ di insicurezza e di incertezza su come sarebbe stato il mio futuro, e la voglia tuttavia di intraprendere nuove esperienze che mi avrebbero aiutata a entrare nel mondo del lavoro. La scelta, a quel punto, è stata abbastanza semplice. Il Servizio Civile Universale mi avrebbe introdotta in un mondo che non era più quello scolastico, non era solo quello del volontariato ma qualcosa di più: mi avrebbe mostrato cosa significa lavorare con orari stabiliti, collaborare con un gruppo, conoscere meccanismi a cui non mi ero ancora avvicinata. Ho scelto il mio Ente consapevole che avrei voluto avvicinarmi al mondo dell’immigrazione, dell’inclusione sociale e dell’incontro tra culture: ad Amici della Mongolfiera ho diviso il mio tempo tra lo Sportello Immigrazione, l’attività di aiuto compiti con bambini e bambine di origine straniera e l’insegnamento della lingua italiana ad un gruppo di signore straniere. 

Durante questi mesi, quello che ho fatto di più, e in molti modi, è stato assorbire: ho imparato come richiedere un ricongiungimento familiare, come inviare una domanda di cittadinanza, la differenza tra un permesso di soggiorno per lavoro, studio, motivi familiari, casi speciali. Ho scoperto che chi ha tre o quattro nomi diversi sui documenti probabilmente viene dall’Egitto, e ho imparato a indovinare la provenienza delle persone guardando il loro codice fiscale. Ho parlato con un ragazzo e una ragazza palestinesi di un romanzo sulla Palestina che stavo leggendo, e loro erano felici che lo conoscessi perché era uno dei loro libri preferiti. Ogni giorno mi passano tra le mani passaporti provenienti da tutto il mondo: Senegal, Repubblica Dominicana, Tunisia, Albania, Sri Lanka, Stati Uniti, Vietnam. Le persone mi parlano dei loro figli, di quelli nati qui, di quelli rimasti nel loro Paese. Ho imparato che le persone preoccupate sono molto insistenti, quando vogliono sapere a che punto sia la loro pratica del permesso di soggiorno, o se la Questura ha risposto alla mail che avevo mandato per loro. Sono insistenti perché la loro presenza qui è condizionata, legata al fatto di avere quel permesso. Quello che penso, quando ringraziano e salutano, è che sono contenta, e in un certo senso sollevata, di potere in qualche modo aiutare queste persone a districarsi nella difficile condizione di straniero in Italia.

Ho anche imparato ad avere pazienza. Con i bambini del doposcuola, soprattutto: quando sono in quattro o cinque a doverti per forza parlare contemporaneamente perché devono chiederti se li aiuti a risolvere il problema di geometria, come iniziare il tema di italiano, cosa vuol dire quella parola inglese, oppure vogliono semplicemente raccontarti che sono andati in piscina o che quel giorno a scuola hanno saltato l’ora di matematica, perché la maestra era ammalata. Le ore passate con loro sono sinceramente impegnative, ma nel tempo mi sono accorta che esco comunque da quella stanza con una sensazione di tenerezza che si è trasformata in affetto. 

Insomma, le sfide in questo anno di Servizio Civile sono sempre dietro l’angolo, ma ognuna di loro è uno scalino che mi fa crescere sempre un po’ di più. È un’esperienza che sicuramente consiglio a chi ha voglia di imparare, mettersi al servizio, scoprire cose, realtà, persone nuove. So che quest’anno mi sarà utile in futuro perché sento di essere cresciuta, di essermi formata in molti aspetti e di essere un po’ più preparata per quello che verrà.

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